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martedì 12 marzo 2013

BLEEDING EYES "A Trip To The Closest Universe" reviewed on Studenti In Erba

L’avventura sonora dei Bleeding 

Eyes


 bleeding eyes band
by Microbass 
  • Band: Bleeding eyes                          
  • Album: A Trip to the Closest Universe
Si bussa, con incalzare pesante, e la porta si apre. Si passa dalla luce al buio, dal bianco al nero, dall’acqua cristallina al fango melmoso. Ma il biglietto per un Viaggio nell’Universo Più Vicino è ancora valido, e ci accorgiamo che non scade mai … . E’ sufficiente premere il tasto play ed altri trentatrè minuti di musica sono pronti per una nuova avventura sonora che scorre veloce tra shifts ispirati, walls di contaminazioni e falls di stili sludge, metal & stoner. E in tutto questo, inaspettatamente, ci si ritrova a riflettere anche con momenti musicali maggiormente intimistici ed eterei al tempo stesso.
Il metallo nel fango, in queste sei composizioni, viene generalmente ricordato con le citazioni musicali dei Melvins e dei Black Flag: la densa sonorità liquida scaturisce, ora, dalle note “disturbanti”, normalmente poco accessibili e difficilmente commerciabili.
Le partenze dei brani, quasi sempre in quarta, travolgono il driver del Viaggio con la loro potenza e violenza sonora, senza indugiare troppo sui giri armonici e vanno sempre veloci verso il traguardo. Non indulgono facilmente né ai ripensamenti ritmici, né alle costruzioni architettoniche dei riffs solistici : sono mirati e calibrati per raggiungere, in un modo o l’altro, l’occasione naturale di far “muovere la testa”. In tutti i sensi.
I ritmi cadenzati, a volte volutamente lenti, ed estremamente pesanti si uniscono, quasi come dei compagni di Viaggio, alla rabbia urlata dalla voce e tirata a lucido dagli strumenti che condividono incessantemente le tetre atmosfere sonore : la lezione sulle tematiche e visioni musicali dei Black Sabbath ( e ne sono trascorsi di anni … ) non è stata solo bene assimilata dai Bleeding Eyes, ma trasformata in una spirale senza fine in perenne movimento. Come un moto perpetuo.
La chitarra distorta, il basso pesante, il feedback della batteria fortemente coinvolta nelle ritmiche tipiche del genere musicale, tendono a miscelarsi con i rallentamenti effettivamente caratteristici dello sludge. Se a questa scena aggiungiamo anche la voce gridata ed i testi che sviluppano temi dai colori aggressivi e critici con una giusta dose di cinismo, ci si accorge che gli “occhi sanguinolenti” vedono comunque bene, soprattutto nell’ombra e nel buio. Le cellule della retina, anche se enormemente devastate dall’emorragia, sono ancora capaci di guidarci nel tour più bello della nostra vita : a Trip to the Closest Universe.
Le note dell’inizio tagliente che viene da lontano di “Cruel World” ci promettono, appunto, questo.Buon ascolto. Microbass

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