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martedì 29 maggio 2012

FAUST live @ H.M. Club (Catona - RC)




--> FAUST ( Evolutionary Death Metal Band since 90's)
+ A BURIED EXISTENCE ( feat Tato & Glk from Glacial Fear)
+ TRAUMAGAIN ( Death Metal spaccacranio da RC)
+ 3 OF 8 ( Thrash 'n' Roll from RC).

Live @ H.M. Club, CATONA - RC

Orario Esibizioni:
22.00 - 22.25: 3 of 8;
22.35 -23.00: Traumagain;
23.10 - 23.40: A Buried Existence;
23.50 - 00.45: FAUST.
01.00 - 01.20: Meet and greet con i Faust


BIO:
FAUST: dal 1992 Death Metal ricco di melodia, velocità e tecnica sempre in continua evoluzione. Il gruppo prosegue i fasti di album storici dei primi anni novanta che hanno portato questo genere musicale ai massimi livelli, proponendo nuove chiavi compositive con il loro Evolutionary Death Metal.

il loro ultimo album, "From Glory To Infinity", vede la partecipazione in line-up di componenti storici del Metal: Aleister - chitarre/voce (chitarra anche negli Ancient); Steve DiGiorgio (basissta dei Death, Testament, Sauds, Control Denied...); Daray ( attuale batterista dei Dimmu Borgir, Vader).
2012 line-up: Aleister - chitarra/voce, Emi (Illogicist) - basso; Riccardo Merlini - batteria; Izio - chitarra.

mercoledì 23 maggio 2012

FAUST - From Glory To Infinity (Timpani Allo Spiedo Review)


Faust - "From Glory to Infinity" (2009)

Album (Paragon Records, 9 Settembre 2009)
Formazione (1992): Aleister – voce, chitarra;
Ghiulz Borroni – chitarra;
Steve di Giorgio, basso;
Daray, batteria.

Provenienza: Milano, Lombardia, Stati Uniti – Polonia.

Canzone migliore del disco:
“Servants of Morality”.

Punto di forza dell’opera:
la tensione drammatica che si respira in ogni secondo.


Nota:
faccio presente che recentemente sia il bassista sia il batterista sono stati sostituiti, rispettivamente da Emilio Dattolo degli Illogicist, e Riccardo Merlini.

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Ecco uno di quei gruppi che possono essere definiti di culto, non solo perché sono dei veterani della scena ma anche perché ci hanno messo praticamente un secolo per pubblicare quello che è atutti gli effetti il primo album dei Faust. Un sogno che finalmente si è avverato, e dopo soltanto un demo nel 1993 e un ep nel 2001. Però, va bene tutto, ma se un gruppo è di culto spesso si rischia di essere acritici, e lo scrivo perché “From Glory to Infinity”, pur essendo un disco notevole, presenta qualche mancanza anche parecchio grave per una formazione piena di esperienza come questa.

Parliamo della voce, per esempio. Essa è molto vicina agli stilemi del death metal vecchia scuola essendo un grugnito bello “ignorante” ma sufficientemente dinamico, che rimanda sicuramente a cantanti come Luc Lemay dei Gorguts. Rifltettendo però sui risultati, a volte questo tipo di cantato stride non poco con l’intera musica, la quale è fondamentalmente melodica (tra poco vedremo più nello specifico come), e specialmente in quei momenti in cui la voce si fa più come gorgogliante, quindi più “schifosa”.

Parliamo anche della struttura – tipo dei pezzi. Questi si reggono su un’impalcatura raffinata e imbottita di cambi di tempo. Scrivo “raffinata” anche perché il discorso è soprattutto di tipo collettivo, cioè viene dato pochissimo spazio agli stacchi in solitario e/o pause, ragion per cui la musica si fa in un certo senso soffocante. Ma, se questo da un lato può essere considerato un pregio (infatti, così il gruppo cerca la via più difficile per rendere efficace e potente il proprio operato), dall’altro alcuni cambi di atmosfera sono forse troppo macchinosi e forzati, quindi si rivela indispensabile almeno qualche stacco e/o pausa in più (però attenzione, senza esagerare).

Infine, anche se questo è un difetto di natura più secondaria pur avendo la sua importanza, il suono della batteria è un po’ plasticoso e di conseguenza martellante, anche se comunque non ai livelli dei friulani Sedition.

Ecco, adesso finiamola con questo bel massacro indiscriminato per cominciare a descrivere finalmente i pregi dei Faust.

Prima di tutto, il loro gusto notevole per la melodia, sempre presente e che rarissimamente concede spazio al riffing più cattivo (unico esempio nel vero senso della parola è “Servants of Morality”). Le melodie risentono spesso e volentieri di un’influenza forse proveniente dalla musica classica, ma quello che più sorprende è l’atmosfera da esse trasmessa, di tipo romantico/decadente ma comunque profondamente passionale (non a caso, il nome Faust non mi sembra sia stato scelto così, anzi).

Tale estrema passionalità viene enfatizzata essenzialmente da 2 interessanti caratteristiche, se non addirittura 3:

1) la continua tensione solista, che permette specialmente alle chitarre, da ritenersi quali le assolute protagoniste, di partorire numerosi assoli (almeno 2 per canzone) e di usare inoltre le due asce in maniera creativa, avvolgendo così l’ascoltatore;

2) per quest’ultima funzione, ci pensa anche il basso (e non poteva essere altrimenti visto il personaggio coinvolto!) che però, rispetto ad altri gruppi come gli Illogicist, ha un campo d’azione più limitato;

3) i vari momenti (talvolta acustici) di impronta più atmosferica presenti qui e là, i quali possono raggiungere livelli altissimi di melodia da riuscire perfino struggenti, per buona grazia dei metallazzi che vogliono soltanto sangue e distruzione.

Eppure, questi dovrebbero essere lo stesso contenti dato che i Faust, nonostante tutte ‘ste raffinatezze descritte (fra cui addirittura due brevi e avvolgenti strumentali di 2 minuti, cioè "Pig God Dog" e "A Religion - Free World's Dream"), danno parecchia importanza ai tempi più veloci, compresi i blast – beats, che sono decisamente più presenti che in altri gruppi di death progressivo.

Infine, c’è da parlare della produzione, la quale è tremendamente pulita e capace di valorizzare tutti gli strumenti, grazie a un bilanciamento dei suoni ben dosato e mai discriminatorio.

Voto: 74

Claustrofobia
Scaletta:
1 – Purple Children/ 2 – Wet Veils/ 3 – Sentimental Worship/ 4 – Golden Wine Countess/ 5 – Servants of Morality/ 6 – Carnal Beatitude/ 7 - Pig God Dog/ 8 – Holy Hole/ 9 – A Religion – Free World’s Dream

MySpace:
http://www.myspace.com/faustband2

Sito ufficiale:
http://www.deathmetal.it

lunedì 21 maggio 2012

ILLOGICIST - The Unconsciousness Of Living (Review Aristocrazia Webzine)


ILLOGICIST - The Uncosciouness Of Living


Informazioni
Gruppo: Illogicist
Titolo: The Uncosciouness Of Living
Anno: 2011
Provenienza: Italia
Etichetta: Willowtip Records
Contatti: myspace.com/illogicist
Autore: Mourning

Tracklist
1. Ghosts Of Unconsciousness
2. Hypnotized
3. Perceptions From A Deceiving Memory
4. The Mind Reaper
5. A Past Defeated Suffering
6. The Same Old Collision
7. Misery Of A Profaned Soul
8. A Never Ending Fall

DURATA: 44:53

Chiunque sia appassionato della scena death metal nostrana credo conosca il monicker Illogicist, la formazione valdostana attiva ormai da quasi tre lustri, e nella quale ha militato anche un certo Marco Minnemann, ha prodotto sinora delle ottime prove di ciò che reputo essere l'unico modo reale per suonare technical death, cioè raffinatezza e impatto sì, seghe sullo strumento no.
La base sulla quale hanno costruito il proprio sound è ricollegabile a un quartetto di realtà note e fondamentali: in primis i Death di Schuldiner, chiaramente influenza preponderante, seguiti a ruota da Atheist, Pestilence e tratti di gente come gli svedesi Anata che si trovano a far capolino di tanto in tanto nei pezzi, è un male? Certo che no.
Terzo album, "The Uncosciouness Of Living", la tappa che solitamente diventa l'indicatore della raggiunta o meno maturità per una band, partiamo col dire che gli Illogicist non hanno mai avuto tale tipo di problema, le due release antecedenti, sia il debutto "Subjected" ma soprattutto "The Insight Eye", mettevano in mostra qualità e prestazioni sia nel singolo ruolo strumentale che nel complesso artistico d'indubbio valore, con quest'ultimo lavoro si ottiene la conferma sperata.

Il disco ruota su di un'atmosfera sonora particolarmente nineties, sembra di essere ancora rinchiusi in quella gabbia d'oro rappresentante il biennio che va dal 1993 al 1995, vi devo ricordare quali capolavori vennero pubblicati in quegli anni? Non penso ce ne sia il bisogno, prendete spunto da quest'affermazione per immergervi in un "The Uncosciousness Of Living" che non avrebbe di certo sfigurato con le prove del tempo, tenendo conto però che n'è figlio, appare evidente che se la maturazione in ambito compositivo è giunta con tutta probabilità al proprio culmine, i nostri alfieri del tech-death possono ancora accrescere il loro potenziale aumentando il peso della personalità imposta alla musica.
È evidente che nelle orecchie non si riceva univocamente un clone di ciò che è stato, il modus operandi e la creatività del combo ci offrono un quantitativo di riff, una dinamicità esaltante nei cambi di tempo e una varietà d'approccio che porta con sé dall'eleganza melodica al sovente picchiato che sfocia in brevi circostanze in territori di stampo thrash coinvolgenti e che al di fuor di qualsiasi dubbio realizzano con pieno merito la richiesta d'ascolto di tutti gli amanti del death tecnico.
Potrei quindi scegliere di dilungarmi analizzando il platter brano per brano, evidenziando ancora una volta quanto sia incredibilmente affiatata la coppia d'asce composta da Luca Minieri, anche cantante e altrettanto sicuro e convincente in quella veste, e Diego Ambrosi, esclamando senza problemi che Emilio Dattolo con il suo basso svolge il compito meticolosamente e non limitandosi al ruolo di mero accompagnatore delle cadenze ritmiche elaborate dall'ormai ex batterista Alessandro Tinti ma se aveste già incrociato la band, avreste davvero pensato che un album targato Illogicist venisse fuori in maniera differente?
Ora mi chiedo: in un panorama italico che sbava in maniera assurda dietro gli Obscura, formazione sicuramente valida ma tutt'altro che innovativa e dotata di chissà quale miracolo divino se non il fatto di non essere italiani, riusciranno stavolta gli Illogicist a conquistare un doveroso riconoscimento della loro bravura da parte dei loro (e miei) connazionali? Mi sembra che le carte in regola vi siano tutte, la dedizione e la dimostrazione di non esser stati un semplice fuoco di paglia altrettanto, non sarebbe ora di premiarli?
Non fatevi ingannare dalla massiccia presenza del passato che amiamo incondizionatamente, vivete il presente lasciando che siano gli Illogicist a farvi da colonna sonora e comunque sia per il capolavoro, quello da inserire fra virgolette, manca sempre meno, ragazzi basta girare intorno, adesso ci vuole il masterpiece da tramandare ai posteri.

domenica 20 maggio 2012

CHAOS PLAGUE - Interview (The Murder Inn)


Intervista Chaos Plague


DOMANDE: 1. Ciao ragazzi e benvenuti su TheMurderInn. Come nostra abitudine, e per rompere il ghiaccio, vi chiedo una breve presentazione della band.
Siamo i  Chaos Plague e suoniamo Progressive Death Metal. Il gruppo è nato diversi anni fa come progetto di Matteo Salvestrini (Basso), Davide Luraghi (Chitarra) e Stefano Tarsitano (Batteria). Abbiamo fondato quest band con il preciso intento di creare qualcosa di originale e personale e, dopo un inizio davvero difficile, grazie al fondamentale apporto di Francesco Patea (Voce) e Simone Fontana (Chitarra), abbiamo reso possibile questa ambizione. Cerchiamo di dare alla nostra Musica un’anima propria, con diverse sfumature artistiche che pescano a piene mani sia dal Death più pesante ed estremo fino al Progressive intricato e atmosferico andando anche a toccare qualche corda tipica del Jazz. Il nostro genere è un labirinto di emozioni e Musica.
2. Avete da poco pubblicato il vostro EP. A distanza di un pò di tempo che impressioni ne avete? Siete ancora soddisfatti o incominciate a vederne i difetti e la voglia di rimetterci mano?
In linea di massima siamo soddisfatti del nostro lavoro e abbiamo per altro avuto un buon riscontro da chi l'ha ascoltato, il che ci rende fieri di ciò che abbiamo prodotto. Ovviamente non è un lavoro perfetto, ne siamo coscienti, ci sono aspetti che in futuro dovremo curare maggiormente per poter esprimere al meglio la nostra musica, ma questo EP ci è comunque stato utile come primo passo per migliorare e mostrare a tutti cosa siamo in grado di fare!
3. Quali sono le vostre influenze musicali e quanto incidono sulla creazione della musica?
Il nostro stile è influenzato da molti ascolti e delle più disparate influenze. I più evidenti nomi di riferimento sono: Obscura, Death, Martyr, Cynic, Pestilence, Control Denied e qualche riferimento a formazioni più progressive come Aghora, Gordian Knot. Ciò che però è importante per noi è l’influenza che ognuno di noi porta come contributo a ciò che scriviamo: oltre al Metal nei nostri ascolti figurano anche Flamenco, Fusion, Blues, Prog Rock e Free Jazz.
4. Il processo di creazione delle canzoni è democratico o c'è un leader che prende le redini in studio/sala prove e dirige i lavori? Chi è il maggior compositore della band?
Matteo e Davide sono i maggiori compositori della band, in genere le canzoni vengono scritte a 4 mani ma il parere di tutti conta egualmente e le idee di tutti vengono prese in considerazione.
5. Quanta attenzione ci mettete nelle lyrics? Sono accessorie alla musica o hanno importanza equivalente? Nel caso, quali sono i temi trattati?
Sicuramente c'è una stretta relazione tra le lyrics e la musica. Prima di cimentarsi nel
lavoro, tracciamo un'idea di cosa evochi un preciso riff, perché il tutto si deve amalgamare il meglio possibile, risultando così un tutt'uno! Ad esempio: un pezzo “serrato” come In Death I Trust necessitava di un tema diretto e molto incisivo e la Morte, vista come l'unica sicurezza, l'unico motivo per sfogare la collera, calzava perfettamente con il riffin’.
In genere i temi che trattiamo sono filosofia, esistenzialismo ed esperienze di vita, ma ci addentriamo anche nello scrivere testi con temi “classici”, magari rivisitati in chiave moderna! Non c’è per forza una formula fissa; ad esempio per Chirality, il processo di composizione è stato differente: la struttura particolarmente varia ci ha permesso di elaborare ad un testo più ragionato e complesso, come d’altronde è l'argomento della chiralità, termine chimico usato per descrivere la specularità di una molecola, in questo caso riferito alla dualità dell’io. Ennesimo esempio è la conclusiva  Sinner's Regret: trattiamo il tema della condizione dell'uomo, l'eterna sofferenza e disagio della vita, vista come piaga da cui l’individuo non si può liberare! Ciò che realmente rappresenta lo scoglio più arduo in fase di composizione è  certamente scegliere le parole, che siano pregnanti e perfette nella loro collocazione, avendo però anche la difficoltà del padroneggiare una lingua che non è la nostra per cercare di coglierne le sfumature adeguate! Inoltre è anche ragionata e assolutamente sinergica la continua alternanza fra Growl e Pulito, tecniche anch’esse scelte e ragionate in base al feeling del pezzo.
6. Siete già al lavoro per dare un seguito all'EP? Pensate che si muoverà sulle stesse coordinate o c'è stato qualche sviluppo nel corso del tempo e volete "osare" e cambiare leggermente?
Stiamo scrivendo materiale nuovo e ne abbiamo di già pronto oltre a quello che è stato pubblicato. Stiamo tentando di arricchire ulteriormente la nostra Musica con più profonde conoscenze tecniche ed armoniche. Sperimentare in questo senso ci stimola molto e ci permette di andare oltre ai nostri attuali limiti, mantenendo la nostra attitudine Progressive e il nostro spirito Death Metal…insomma, saranno pezzi vari ed eterogenei!
7. Cosa ne pensate dell'underground italiano?  E cosa vi aspettate dal vostro futuro come band?
Se volessimo descrivere con una sola parola la scena Underground del nostro paese, questo sarebbe sicuramente “sottovalutato”. Ci sono alcuni gruppi che nulla hanno da invidiare alle grandi band dell’estero…ma, ahimé, in Italia non si apprezza troppo il Metal di casa nostra e quindi…c’è spazio solo interesse per i grandi nomi degli altri paesi. La situazione burocratica che attanaglia i locali non permette lo sviluppo delle realtà nostrane, suonare davanti ad un pubblico è sempre più difficile…mettiamo sul piatto della bilancia anche una sovrasaturazione della scena per la costante nascita di gruppi, spesso mediocri a livello musicale ma assolutamente impeccabili dal punto di vista dell’immagine, allora il quadro diventa davvero torbido... Emergere è davvero difficile, dimostrare cosa si è in grado di fare, far sentire la propria musica…non è certo un sinonimo di “scena in salute”..ma forse il sistema è arrivato al collasso…potrebbe essere la luce alla fine del tunnel. Come band ci aspettiamo di avere un posto, piccolo o grande, all’interno dei gruppi importanti, longevi e conosciuti del panorama Metal del nostro paese. Noi ci mettiamo tutta  l’anima, tutta la passione e tutto l’entusiasmo di cui siamo dotati!
8. Come si compone un vostro classico live? Sono tutti pezzi vostri o aggiungete delle cover dei vostri artisti preferiti?
La scaletta che proponiamo, attualmente,  è composta da pezzi nostri più due cover: un pezzo dei Nevermore e uno dei Death. Man mano che sarà pronto materiale nuovo penseremo a cosa fare con le cover. Di fronte ad un pubblico che non conosce il materiale proposto è sempre bene mettere qualche riferimento noto per mantenere viva l’attenzione.
9. Siamo alla fine dell'intervista ed è il momento di lasciare a voi la parola. Vi ringraziamo per la gentilezza e speriamo di avervi di nuovo sulle nostre pagine!
La passione per la musica è un grande dono che va nutrito e perorato! La musica è l'arte suprema, quella che riesce a comunicare con l’essere umano a livello più profondo!!
Noi mettiamo nel nostro lavoro e nella nostra musica tutta la nostra passione e il nostro essere, lo percepirete di sicuro quando ascolterete il nostro EP!! Così abbiamo fatto fin’ora e così continueremo a fare perché la musica, la nostra musica, è ciò che amiamo suonare e che amiamo comporre!!! Fa parte del nostro essere!
In Death We Trust!!
Speriamo anche noi di essere nuovamente presente su The MurderInn!!

martedì 15 maggio 2012

FAUST live @ New Dream (Caserta)



15/6/2012 - FAUST live @ Closer, Roma
                                16/6/2012 - FAUST live @ New Dream, Caserta
06/10/2012 - FAUST live @ Hibou, Chatillon (AO)

ILLOGICIST - The Unconsciousness Of Living (Timpani Allo Spiedo Review)


Illogicist - "The Unconsciousness of Living" (2011)

Album (Willowtip Records, 1 Novembre 2011)
Formazione (1997): Luca Minieri, voce/chitarra;
Diego Ambrosi, chitarra;
Emilio Dattolo, basso;
Alessandro Tinti, batteria.

Provenienza: Aosta, Val d’Aosta.

Canzone migliore dell’opera:
“The Same Old Collision”.

Punto di forza del disco:
la capacità di differenziare ottimamente i pezzi dal punto di vista atmosferico.


Nota:
il gruppo sta cercando un batterista che sostituisca il defezionario Alessandro Tinti.

Oggi ci tocca parlare di un altro gruppo classificabile come death metal tecnico, anche se stavolta con derive più progressive, per buona grazia dei tanti lettori grezzi e “ignoranti” di questa puzzolente webzine. Ma il colpo è addirittura doppio per quei lettori che vogliono informarsi solo sull’(ultra) – Underground, dato che gli Illogicist sono uno dei gruppi più conosciuti della nostra scena estrema. Però ciò non significa che con il passare del tempo questi 4 aostani si siano rincojoniti, anzi, la qualità dell’album è indiscutibile. Come è altrettanto indiscutibile il loro amore per i Death più complicati e meno melodici.

Infatti, per dirne una, la voce, un urlo quasi soffocato, è molto simile a quello di Evil Chuck, anche perché pure qui si è totalmente incapaci di proporre altri tipi di cantato, quindi non aspettatevi niente di minimamente paragonabile all’eclettismo spinto dei Chaos Plague. Inoltre, il cantante, pur non toccando i livelli esagerati degli abruzzesi Resumed, spesso va in letargo per far sfogare i numerosi passaggi strumentali, ragion per cui non è proprio difficile prevedere in quali punti il nostro interviene.

Ma tale caratteristica non dà comunque per niente fastidio vista la grandiosa dinamicità dei pezzi, ricchi sia di cambi di tempo, che nonostante il genere danno parecchia importanza ai ritmi più veloci se non ai blast – beats; sia di un riffing bello dinamico e quasi enigmatico, similmente ai Death, dando inoltre spazio a parti soliste dosate per bene (si possono trovare infatti massimo 2 assoli per pezzo) e cattive e creative al punto giusto.

Ad aggiungere ulteriore dinamicità ci pensa anche il basso, a dir poco fondamentale per i nostri essendo capace per esempio di disegnare linee melodiche fantasiose e avvolgenti, soprattutto in canzoni come "Perceptions from a Deceiving Memory" nella quale talvolta lo strumento a tratti sostituisce le chitarre. Inoltre, ho apprezzato molto il fatto che il basso sia stato messo in primo piano, piuttosto che sotterrarlo come è invece uso in campo estremo.

Un aspetto molto interessante dell’album è che sembra sia stato diviso idealmente in 3 parti, l’una più riuscita dell’altra:

- la prima è costituita dalla sola canzone d’apertura, cioè "Ghosts of Unconsciousness", la quale dal punto di vista strutturale è sì meno sequenziale e più libera rispetto agli altri episodi ma ritmicamente è anche quella più… “tranquilla” (che strano termine…);

- con la seconda, a partire da "Hypnotized" in poi, comincia l’odissea in una formula più decisa e convinta di death metal tecnico. Quindi, il discorso si fa più isterico (a volte fin troppo) e pesante oltreché più sequenziale, seppur non abbracciando mai quell’approccio spesso rigido, disciplinato e in fondo abbastanza prevedibile caro ai Death. Bisogna dire fra l’altro che questa è con molta probabilità la parte più convincente, specialmente atmosfericamente parlando. A tal proposito, non si dimenticano facilmente i fatalismi quasi black metal di "Perceptions from a Deceiving Memory" e neanche l’andamento a tratti spaventosamente robotico di "The Mind Reaper";

- la terza parte si ha più o meno da "The Same Old Collision" alla fine, essendo costituita da soluzioni meno usuali per un gruppo del genere. Più nello specifico e per dare qualche esempio, "The Same Old Collision" ha un lungo passaggio in tapping quasi disorientante, mentre "Misery of a Profaned Soul" presenta un lavoro da parte delle due chitarre un pochino più accentuato che negli altri episodi. Ergo, dal punto di vista stilistico gli Illogicist si sono presi più rischi e libertà a fine album, quasi per dare il tocco finale a un disco già in sé distruttivo.

Eppure, nonostante tutta questa varietà, è sempre piuttosto forte la tendenza a offrire stacchi se non pause alle volte un po’ troppo invasivi e per questo meccanici. Oddio, non si arriva ai livelli estremi di gruppi come i Vortex of End, però per una formazione bella tecnica come gli Illogicist tale caratteristica stona un tantino.
Epperò questa è una lacuna che non rovina poi così tanto l’esperienza dati i grandiosi picchi di intensità trasmessi in canzoni lunghe mediamente 5 minuti, durata quindi non molto facile da gestire (almeno per un novellino). Di conseguenza, i complimenti più sentiti ci stanno tutti.

Voto: 84

Claustrofobia
Scaletta:
1 – Ghosts of Unconsciousness/ 2 – Hypnotized/ 3 – Perceptions from a Deceiving Memory/ 4 – The Mind Reaper/ 5 – A Past Defeated Suffering/ 6 – The Same Old Collision/ 7 – Misery of a Profaned Soul/ 8 – A Never Ending Fall

MySpace:
http://www.myspace.com/illogicist

FaceBook:
http://www.facebook.com/pages/ILLOGICIST/40008043726

Sito ufficiale:
http://www.illogicist.com/

lunedì 14 maggio 2012

DEADLY KISS - Alone In The Void (Aristocrazia Webzine Review)

Informazioni
Gruppo: Deadly Kiss
Titolo: Alone In The Void
Anno: 2012
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: myspace.com/deadlykisscrew
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. I Want Your Brain
2. My Satan
3. Brainwash
4. The Grandfather Is Dead
5. Sister's Screaming

DURATA: 15:11

Qualcuno di voi leggendo di Comacchio (cittadina in provincia di Ferrara) probabilmente penserà alle paludi o alle anguille marinate ma, mi spiace deludervi, in questa sede non parleremo di cucina e neppure di geologia.
Comacchio è anche il luogo di provenienza dei Deadly Kiss (evidente omaggio ai Kyuss di "Wretch"), quartetto giunto quest'anno al traguardo della prima prova in studio, un EP intitolato "Alone In The Void".
Dopo "I Want Your Brain", un'introduzione del tutto irrilevante nell'economia del disco, ha inizio con "My Satan" il ballo vero e proprio e i nostri mettono subito in bella mostra quelle che sono le coordinate che il loro sound possiede.
Nel succitato pezzo, così come in quello successivo, "Brainwash", è impossibile non riconoscere, unito a qualche deriva Southern, il marchio a fuoco impresso da quel Thrash ricolmo di Groove che ha fatto la fortuna dei Pantera di "Cowboys From Hell"; anche la timbrica vocale adottata da Brain Babol è estremamente debitrice al celeberrimo stile di Phil Anselmo.
Scomodare nomi simili e uscirne a testa alta non è così semplice eppure (anche se, a onor del vero, lo scoppiettante dinamismo di "Brainwash" affonda maggiormente le sue radici nell'Hard Rock) i Deadly Kiss elaborano il tutto con una buona personalità, senza risultare dei cloni dei cloni.
A questo proposito giovano anche, senza ombra di dubbio, i toni più sommessi e liquidi di "The Grandfather Is Dead" che, pur mantenendo alcune (lievi, a dire il vero) influenze Thrash, si compattano con accenni Grunge e una spiccatissima vena Danzig, piccoli e saggi accorgimenti che contribuiscono a rendere più vario l'andamento generale del disco.
Con la conclusiva "Sister's Screaming" si torna invece a far scorrere l'adrenalina, grazie ad una confluenza, già rodata ma sempre efficace, di influssi sudisti (i Down sono presenza molto forte) con alcuni sporadicissimi accenni sabbathiani e movenze muscolari di matrice desertica.
"Alone In The Void" è poco più di un quarto d'ora di musica ed è un primo assaggio di quello che potrà essere il futuro di questi quattro ragazzi romagnoli che però, per rendere davvero al meglio, dovranno affrancarsi in misura maggiore dai capisaldi della sfera musicale a cui hanno deciso di appartenere.
L'idea è già ottima anche perchè, come ho detto in precedenza, i Deadly Kiss non si limitano ad essere degli "scopiazzatori": ci mettono del loro e si sente ma con ancora un paio di iniezioni di personalità il gioco sarà davvero fatto.
Le fondamenta ci sono e sono indubbiamente solide: ora è giunto il momento di vedere se ciò che vi verrà costruito sopra sarà altrettanto robusto.
Per il momento, buona la prima e, per il futuro, in bocca al lupo!


venerdì 11 maggio 2012

FAUST live @ Closer (Roma)


FAUST:

Next Live Gigs

15/6/2012 - FAUST live @ Closer, Roma
16/6/2012 - FAUST live @ New Dream, Caserta
6/10/2012 - FAUST live @ Hibou, Chatillon (AO)

mercoledì 9 maggio 2012

CHAOS PLAGUE - S/T (Timpani Allo Spiedo Review)


Chaos Plague - "Chaos Plague" (2012)

Ep autoprodotto (3 Gennaio 2012)

Formazione (2005):
 Francesco Patea, voce;
Davide Luraghi, chitarra ritmica;
Simone Fontana, chitarra solista;
Matteo Silvestrini, basso fretless;
Stefano Tarsitano, batteria.

Provenienza: Mozzate (Como), Lombardia.

Canzone migliore dell’opera:
“Sinner’s Regret”.

Punto di forza del disco:
i vari contrasti presenti.
I Chaos Plague sono uno di quei gruppi da mal di testa che tanto piacciono a me, visto che propongono quello che io amo definire come death metal tecnico, seppur offerto, a differenza dei Queiron (altro gruppo del genere il cui “Impious Domination” l’ho recensito circa un mese fa), in senso moderno. Eppure i Chaos Plague, nonostante non siano vecchia scuola, sanno sparare quintali di cattiveria che farebbero paura perfino ai Ritual Necromancy. Eh già, perché da queste parti si è capito totalmente come la si dovrebbe esprimere con la tecnica più strafottente.

Prima di tutto, bisogna dire che la ritmicità dei Chaos Plague è veramente di un nervosismo ai limiti del collasso, visto che non solo i cambi di tempo sono molti così da raggiungere occasionalmente velocità blasteggianti, ma anche che il groove è quasi totalmente assente, a dispetto di un retrogusto thrasheggiante che si fa vivo in certe occasioni.

Il settore chitarre non è assolutamente da meno. Esse infatti, a un andamento spesso arzigogolato aggiungono una cattiveria frastornante e inesorabile. Ma la cosa incredibile è che si riesce a creare un contrasto praticamente perfetto con le parti soliste, dato che queste sono generalmente melodiche, se non addirittura dolci (e talvolta acustiche)(“Sinner’s Regret”). Non a caso, gli assoli, sempre dosati per bene (se ne trova uno a canzone, quindi niente di esagerato), fanno bella figura di sé solitamente nei passaggi più atmosferici (da menzionare soprattutto quello semi – psichedelico di “Chirality”, tour de force di 7 minuti); passaggi che poi enfatizzano ottimamente i soli per il tramite di piccoli ma importanti accorgimenti strutturali, così da rendere anche più imprevedibile il discorso.

I Chaos Plague effettivamente vivono di contrasti. Ne è un altro esempio lampante il comparto vocale, autore di un’alternanza fra un grugnito cupo ma dinamico e un urlo scartavetrato, il quale però funge più che altro da supporto essendo utilizzato con il contagocce. Ma ovviamente non ci si ferma qui, visto che talvolta si canta anche in pulito, passando così da voci minacciose e più o meno narrative a eroismi più da heavy metal se non voci quasi estatiche.

Tale splendida varietà la si evince anche nell’impianto strutturale avendo ogni pezzo una precisa identità pure da questo punto di vista. A tal proposito, “Chirality” è sicuramente la più schematica e sequenziale; “In Death I Trust” ha alcune delle evoluzioni più rapide e complicate di tutto il lotto (i primi momenti sono da montagne russe); “Sinner’s Regret” è quello più soffocante e ossessivo, ma anche quello più convincente.

Infatti, “Sinner’s Regret”, atmosfericamente parlando, è la canzone che trasmette di più, soprattutto per quanto concerne il finale, veramente da incubo e tutto fondato su una calma apparente che viene aperta (e conclusa) da un basso (dal suono meravigliosamente fragile – non a caso è un basso fretless) goffo e ubriaco. Nei momenti successivi, le chitarre si sfogano prima con un (secondo) assolo quasi romantico e poi con una chiusa dalle melodie allucinanti, riuscendo così a concludere nel modo più efficace un ep fantastico di 17 minuti.
In tutto questo affresco musicale di rara intensità non ho trovato lacune importanti, se non un suono di batteria un po’ troppo plastico; e degli stacchi non sempre perfetti perché legati forzatamente e destinati, senza volerlo, a far scemare un poco l’assalto (ciò almeno avviene in “In Death I Trust”). Per il resto, assolutamente niente da eccepire.

Infine, bisogna sottolineare che “In Death I Trust” e “Sinner’s Regret” sono ri – registrazioni provenienti dal primo demo, “Virus”. E io qui non posso far altro che complimentarmi ancora una volta con il gruppo visto che non ci ha pensato 2 volte a modificare i due brani, anche in maniera consistente (ciò vale soprattutto per “Sinner’s Regret”, accorciata addirittura di 2 minuti), secondo il diverso momento storico.

Voto: 82

Claustrofobia
Scaletta:
1 – In Death I Trust/ 2 – Chirality/ 3 – Sinner’s Regret

MySpace:
http://www.myspace.com/chaosplague

Sito ufficiale:
http://www.chaosplague.it/

martedì 8 maggio 2012

DEADLY KISS - Bands Tribe Interview


DEADLY KISS

BT) In che anno si è formata la band?
DK) La band si è formata 7 anni fà, io (Babol) il Bassista (Mark) e il batterista (Chando) suonavamo con un altro piccolo progetto, ma a livello amatoriale non di più. Poi per vari motivi legati al sound abbiamo deciso di formare un altra band con un amico di vecchia data (Cricket)

BT) Come mai la scelta di questo nome?
DK) Per il nome della band io e Mark siamo stati illuminati da una canzone dei Kyuss "Deadly Kiss"
BT) Quali band sono state di ispirazione nella vostra carriera musicale?
DK) Beh, le influenze sono tante, ogni componente ascolta musica differente comunque direi in particolare: Soundgarden, Alice In Chains, Pantera, Black Label Society, Pearl Jam…..potrei scriverne a centinaia ma basta e avanzano queste

BT) Cosa ne pensate della scena attuale del vostro genere?
DK) Cosa ne penso della nostra scena attuale?! Non saprei anche perché non ci sentiamo dentro ad una scena, anche se a dir la verità non so se sia un bene o un male

BT) Quali sono le vostre fonti di ispirazione per i testi?
DK) Un’ispirazione precisa non c'è forse… i testi parlano di esperienze che ho vissuto, stati emotivi, crisi d'ansia, quello che si respira ogni giorno.
BT) Ci sono stati cambiamenti di line-up durante gli anni o la formazione è rimasta invariata?
DK) La formazione è stata sempre invariata,però per un breve periodo ci sono state incomprensioni nella band che fortunatamente sono state superate

BT) Quanti concerti ha fatto la band?
DK) In 7 anni di attività abbiamo fatto un centinaio di concerti tra cui delle opening per Extrema, Pino Scotto, Aquefrigide, Pandora

BT) Cosa ne pensate della scena musicale attuale della vostra città?
DK) Bah dalle nostre parti ci sono buone band, mi capita di vedere spesso band in giro e posso dire che noi di Comacchio non abbiamo nulla da invidiare ne alle band di città ne a quelle estere!

BT) Parlateci dei progetti presenti e futuri della band
DK) A fine anno pensiamo di registrare il nostro primo album che nel 2013 (se gli Anunaki ci risparmiano) vedrà la luce, durante l'anno abbiamo vari festival e collaborazioni insomma molti live poi basta tenersi aggiornati sulla nostra pagina facebook ogni giorno ci sono delle novità! ah dimenticavo a gennaio 2013 abbiamo pure una sorta di Metal Battle a Londra, che dire c'è sempre da fare.

BT) C'è qualche messaggio particolare che volete quindi lasciare in conclusione ai visitatori di BandsTribe?
DK) ASCOLTATE MUSICA SPEGNETE LA TV E SUPPORTATECI! BRAINWASH FOR ALL!