Lunedì 28 Gennaio 2013 22:16
SIGNS PREYER - Signs Preyer
Written by Michele Alluigi
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Sin dalle prime note di questo omonimo lavoro dei Signs Preyer si capta subito la vena di groove e l'eco seventies che ne caratterizza il sound. Un suono corposo, caldo ed intenso pervade infatti le orecchie di chi ascolta, travolgendolo immediatamente con i riff efficaci e pesanti che si rifanno alle band tempio dello stoner come i Kyuss ma spingendo con quel pizzico di grinta in più che strizza l'occhio alla potenza “lenta” di band come Crowbar e Down.
Decisamente accattivanti e gradevoli i solos, eseguiti sulla classica scia di “poche note ma buone” farcite con il wah wah che li rende dei veri e propri fiumi di note psichedelici.
La sessione ritmica lavora molto bene, specie sui passaggi in contrattempo, conferendo un dinamismo ai brani che li rende decisamente catchy e stilosi, anche se il punto di forza sono le accellerate, delle chicche decisamente riuscite nello sviluppo delle canzoni.
La voce di Corrado, strutturata su quella melodia “sporca”, permea il disco di quel gusto tipicamente stradaiolo che lo rende adatto per un trip coast to coast per le strade degli Stati Uniti.
Con “Dark Soul” arriva poi il momento riflessione, un arpeggio decisamente suggestivo accompagnato da un ritmo di batteria lento e cadenzato eleggono il pezzo a ballad del disco.
Sentito questo lavoro si comprende appieno il successo che questa band ha ottenuto sul fronte live, che li ha portati a spalleggiare artisti affermati come Pino Scotto, Killing Touch, fino ad arrivare ai Corrosion Of Conformity.
Massimo supporto per i Signs Preyer.
Decisamente accattivanti e gradevoli i solos, eseguiti sulla classica scia di “poche note ma buone” farcite con il wah wah che li rende dei veri e propri fiumi di note psichedelici.
La sessione ritmica lavora molto bene, specie sui passaggi in contrattempo, conferendo un dinamismo ai brani che li rende decisamente catchy e stilosi, anche se il punto di forza sono le accellerate, delle chicche decisamente riuscite nello sviluppo delle canzoni.
La voce di Corrado, strutturata su quella melodia “sporca”, permea il disco di quel gusto tipicamente stradaiolo che lo rende adatto per un trip coast to coast per le strade degli Stati Uniti.
Con “Dark Soul” arriva poi il momento riflessione, un arpeggio decisamente suggestivo accompagnato da un ritmo di batteria lento e cadenzato eleggono il pezzo a ballad del disco.
Sentito questo lavoro si comprende appieno il successo che questa band ha ottenuto sul fronte live, che li ha portati a spalleggiare artisti affermati come Pino Scotto, Killing Touch, fino ad arrivare ai Corrosion Of Conformity.
Massimo supporto per i Signs Preyer.
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