Chains & Visions, band dall’incisivo rock anni settanta / ottantainfluenzata dal grunge e metal moderno. Fuori da poco con il primo lavoro Night And Rage, di cui analizziamo i contenuti insieme a questi giovani rocker.
1. Benvenuti ragazzi, ormai è una prassi a cui vengono sottoposti tutti… a voi le presentazioni di rito
Prima di tutto, vogliamo ringraziare Eraskor per la recensione e per ospitarci con questa intervista. I Chains and Visions sono Andrea (batteria), Mone (basso), Lele (chitarra) e Miky (voce). Quindi, nonostante il genere abbastanza heavy, siamo ancora legati a una formazione classica e un po’ vintage, cioè power trio più voce.
2. La vostra band prende forma nel 2007, sono trascorsi cinque lunghi anni prima di pubblicare questo primo lavoro, come mai vi siete presi tutto questo tempo?
Beh, i primi due anni li abbiamo passati a suonare tanto, giocando con tanti generi differenti. Fino al 2011 non abbiamo pensato alla produzione di un album perché rappresentava un impegno notevole, soprattutto dal punto di vista economico; e purtroppo qui in Italia l’underground è costretto a misurarsi con devastanti problemi, che i lettori, soprattutto se musicisti, conoscono già: prima di tutto, la difficoltà di trovare delle occasioni live degne di questo nome, la difficoltà di promuovere il proprio nome, una mancanza costante e fastidiosa di credibilità da parte di chi (e sono tanti) pensa che quello del musicista sia uno pseudo-lavoro, una pseudo-occupazione e che essere nell’ underground significa fare pseudo-musica, roba da bambini.
Comunque, forse è stato meglio aspettare un po’, abbiamo avuto il tempo per sviluppare il nostro sound con calma; e finalmente abbiamo deciso che era ora di produrre l’album, mettendoci davvero in gioco. Produrlo ci ha portato via un anno buono: è stato un processo lungo ma accurato, con una pre-produzione che ci ha preso molto tempo ma che è servita a scegliere le tredici tracce e a dargli una precisa identità.
3. Come mai la scelta di chiamarvi Catene e Visioni (traduzione letteraria)?
Chains and Visions è un nome che in effetti riflette bene una costante della nostra produzione, cioè l’intento di dare alla nostra musica una sonorità che possa essere davvero hard rock/heavy, quindi bella “cattiva”, e al contempo ricca di parti più distese, morbide, ricche di effetti. Si tratta quindi di ottenere un sound potente, ma al contempo ricco di dinamiche. Questo però non significa prendere cose diverse e accostarle soltanto, ma rendere il tutto un lavoro organico, fluente.
4. Perché intitolare queste 13 tracce Night and Rage, cosa genera in voi la notte e la rabbia?
“Night and Rage” è una parte di un verso di 1967, prima traccia dell’album. Come tutti sapete, viviamo in un periodo decisamente strano e instabile, pieno di contraddizioni. “Notte e rabbia” vuole suggerire due cose: primo, a livello puramente musicale, la condizione semiclandestina e frustrante in cui vive oggi l’hard rock/metal (e in particolare il nostro underground), relegato quindi a uno stato di quasi segretezza “notturna”; secondo, un’attenzione per i nostri giorni, per le storie infinite che ci capita di vedere e ascoltare, fatte di alienazione, insicurezze, violenze e brutalità varie, ingiustizie.
5. Quali tematiche trattate nei vostri testi?
Credo che l’alienazione sia il tratto che domina almeno metà dell’album. Puntualizzo: non c’è praticamente nulla di autobiografico, ma tanti testi contengono storie, spunti o aneddoti reali che abbiamo potuto osservare. Con alienazione intendo un chiudersi in se stessi, un avvilupparsi nella proprie fantasie, sottraendosi al contatto con il mondo reale. È uno stato che spesso si avvicina alle crisi di panico e alla depressione. Ed è uno stato frequente, come una difesa ultima a una realtà che rende insicuri non perché sia per forza completamente marcia, ma perché spesso è deludente, oppressiva, bugiarda, a volte minacciosa. La cosa notevole è che questa alienazione sembra costante, trasversale, senza distinzioni di età, ricchezza, sesso o altro. Per fortuna, l’altra metà dell’album è forse un po’ più rilassata, almeno sui testi, e spesso ci divertiamo a inserire versi un po’ assurdi o fuori luogo, o a giocare con qualche stereotipo del rock and roll o del metal.
Ah, una costante c’è: non facciamo (e spero che non faremo mai) canzoni d’amore: se trovate qualcosa che c’assomiglia, sappiate che nasconde qualcosa d’altro! Anche perché finora abbiamo preferito scrivere in una maniera decisamente oscura, simbolica, affidandoci più a delle immagini che a un vero e proprio sviluppo narrativo, per offrire dei testi che si offrono a più interpretazioni e lasciando alla musica la capacità di evocare il significato o lo stato mentale più “giusto”.
6. Come nasce la composizione di un vostro pezzo, preferite lavorare separatamente oppure trovarvi tutti insieme dando precedenza alle liriche e poi al sound.. o viceversa?
In realtà, lavoriamo abbastanza a caso! A volte c’è qualcuno che ha un’idea, più o meno completa, e si comincia a lavorare da lì, e magari il pezzo è già finito. Ma spesso ci piace affidarci a delle genuine jam, sia per sviluppare idee dal nulla che per completarne altre: questo ci aiuta molto, soprattutto perché ci permette di suonare in una maniera molto istintiva, lavorando con materiali ’70-’80, rock, blues, funk, grunge o sinceramente metal: dipende tutto unicamente dalla strada che si intraprende sul momento. Solo nel caso in cui partiamo da un testo ragioniamo un po’ di più, sforzandoci prima di tutto di capire quale clima creare. Di solito lavoriamo abbastanza in fretta, ma i dettagli di un arrangiamento vengono sistemati con calma.
7. Il vostro art work presenta un serpente attorcigliato in letargo, cosa volete che rappresenti agli occhi di chi ascolterà il cd?
Il serpente è raggomitolato su se stesso e si confonde con l’immagine della luna. Ci sembrava che rendesse bene sia il nome del gruppo che quello dell’album, anche perché sembra comunicare un senso di minaccia incombente, ma inaspettata (il che riflette bene anche lo stato mentale dei protagonisti dei nostri testi, che sono sempre un po’ fuori di testa, come dicevamo prima).
8. Per quanto riguarda eventuali concerti live, avete qualche data da preannunciarci?
Stiamo ricominciando adesso la promozione dell’album. Purtroppo abbiamo dovuto fare uno stop forzato di qualche mese perché abbiamo provato a inserire altri musicisti nella band. Volevamo avere almeno uno strumento in più e essere un pelo più “moderni” nella formazione, ma, per diverse ragioni, alla fine abbiamo deciso di continuare in quattro. Quindi adesso ci siamo riconvertiti a questa formazione, che resta, per noi Chains and Visions, la più genuina e vera. Ma saremo felici di farvi sapere le prossime date, stiamo ripartendo proprio ora.
9. Ora che il primo tassello è al suo posto, cosa ci offrirete nell’immediato futuro? Non ditemi che siete intenzionati a far passare altri 5 anni prima di dare un seguito a questo inizio
Assolutamente no! Abbiamo un sacco di musica più o meno antica che non aspetta altro che di essere pubblicata, e soprattutto stiamo facendo un sacco di musica nuova. Anche di questo siamo felici, stiamo continuando a toccare tanti generi diversi mantenendo però la nostra identità. Quindi non vediamo l’ora, adesso, di promuovere alla grande l’album, dopodiché farne un secondo sarà la prima cosa da fare… facendo tutto il prima possibile, senza far passare anni, promesso! Per il presente, invece, oltre ai live ci piacerebbe portare il nostro nome fuori dall’Italia – in Europa esistono ancora delle belle realtà per questo tipo di musica.
10. Grazie per il vostro tempo, a voi le considerazioni finali
Se volete avere più notizie e ascoltare qualcosa, potete trovarci su facebook, basta cercare Chains and Visions, oppure potete contattarci attraverso la nostra agenzia, Music Solutions Agency (http://www.musicsolutionsagency.it);
su YouTube, troverete qualche traccia sul canale di MSA (http://www.youtube.com/user/musicsolutionsagency?feature=results_main), e lo stesso vale per chi è interessato all’album o ai nostri live.
Che dire? Grazie ancora per averci ospitato e dato spazio! Rock on!
Chains and Visions
(A cura di Ermanno Martignano)
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