16/11/2012
Mondo Metal intervista la Hard Rock Band Chains and Visions
(Intervista di Eleonora)
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Gruppo
Chains and Visions
Provenienza
Italia
Line-Up
Michela Di Mauro – Vocals Gabriele Ghezzi – Guitars Simone Paleari – Bass & Backing Vocals Andrea D’Angeli – Drums |
- Salve ragazzi, benvenuti sulle pagine di Mondo Metal.
Parlateci dei Chains and Visions. Come e quando è nato questo progetto e come mai la scelta di questo moniker? I Chains and Visions si formano nel 2007 e hanno sempre avuto questa formazione: Andrea (batteria), Mone (basso), Lele (chitarra) e Miky (voce). La formazione è un po’ vintage quindi, nonostante il genere che, sebbene mantenga sempre certe radici nell’hard rock anni ’70, è abbastanza heavy e moderno. Abbiamo iniziato suonando un sacco di musica differente, facendo un sacco di cover e riprendendo qualche vecchia idea dei nostri vecchi gruppi, ma presto abbiamo cominciato a lavorare sulla nostra idea di musica, sul nostro sound. E il nome Chains and Visions riflette davvero l’intenzione di creare un sound potente, davvero hard rock e, contemporaneamente, pieno di parti morbide, dove abbondano effetti e dinamiche. Cercando di rendere il tutto un lavoro fluente, senza accostare soltanto parti diverse e inconciliabili. - Parlateci del vostro album "Night and Rage"... "Night and Rage", autoprodotto, è uscito a maggio 2012. Sono tredici tracce per quasi un’ora di musica. In realtà siamo davvero contenti di questo lavoro perché presenta tracce molto diverse fra loro, ma che possiedono una certa identità stilistica precisa, il che ci rende abbastanza orgogliosi. Tanto hard rock, qualche ballad, un po’ di grunge "metalloso" qua e là, forse un po’ di progressive e di psichedelia e diversi elementi che potremmo definire alternative: questo, in estrema sintesi, il contenuto dell’album. E un sacco di soli, stacchi, fill belli cattivi e parti vocali belle tirate, nella migliore tradizione hard rock. - Quali sono le vostre influenze? C'è un argomento nei testi, oppure un suono in particolare, da cui traete maggiore ispirazione? Di influenze ne abbiamo tantissime! E spesso sono diverse fra un membro e l’altro della band. Di sicuro, siamo tutti felici di ascoltare Led Zeppelin, Pink Floyd e Alice in Chains; dopodiché i nomi si potrebbero moltiplicare per ore. Questa tra l’altro è una figata perché ci permette, come dicevo, di suonare tante cose diverse: facciamo delle jam (più o meno interminabili) suonando davvero quello che capita, hard rock, blues, un po’ di funk, e altra roba più o meno "metal". Credo che l’influenza più importante sia quella anni ’70, da Zeppelin appunto, ma prendiamo tutto con un taglio decisamente più moderno. Per i testi, finora abbiamo privilegiato un taglio per così dire "simbolico", tirando fuori dei testi abbastanza oscuri. Il tema più frequente in "Night and Rage" è senz’altro quello dell’alienazione, ma probabilmente era un argomento inevitabile, dati i tempi in cui viviamo. Senza distinzione di sesso, età, posizione sociale o altro, tanta gente sta davvero perdendo la testa. E vale la pena, nel nostro piccolo, di parlarne. - Passiamo all'argomento "live": quanta importanza gli date rispetto allo "studio"? Be’, la componente live è fantastica. In realtà sono due cose che ci divertono entrambe tantissimo: lo studio di registrazione ti permette di lavorare, perfezionare e definire con calma la tua musica, di giocare e sperimentare le alternative che esistono nella tua testa; il live, invece, possiede il fascino e l’energia del "qui e adesso", della musica che vive davvero. Diciamo che danno due soddisfazioni abbastanza diverse... In questo momento diamo più importanza ai live, perché siamo ancora freschi di album e non abbiamo ancora intenzione di metterci sotto con la produzione del secondo; abbiamo invece voglia di suonare e spassarcela un po’, di portare in giro la nostra musica e promuovere bene "Night and Rage". Ma verrà il momento in cui diremo "ok, è ora di lavorare con calma", e allora ci godremo ogni istante della prossima produzione. Poi ci saranno altri live… eccetera eccetera. - Qual è la vostra opinione sull'underground rock italiano in generale? Il nostro underground è in una situazione davvero difficile. È difficile suonare in giro, è difficile produrre album, è difficile avere un minimo di visibilità. E questo non per mancanza di capacità delle band: in Italia abbiamo della gente tosta, che meriterebbe molto più di quanto ottiene. Negli anni abbiamo conosciuto diversi gruppi con un suono fantastico, convincente, pieno di energia che, con il passare del tempo, hanno smesso di suonare perché non ricevevano nulla in cambio, nemmeno le soddisfazioni minime di una buona serata o di un minimo di rimborso per lo sbattimento. Ed è davvero un peccato, perché le nostre band hanno un sacco da dare alla musica. Purtroppo (e i musicisti, soprattutto quelli che fanno la propria musica, lo sanno bene) in Italia non solo ci sono tutte queste difficoltà, ma c’è anche disinteresse e mancanza di rispetto verso la figura del musicista. Ho sentito lamentarsi per questo persone diversissime, dall’hip hop al metal più estremo, ai jazzisti: ognuno si lamenta della propria fetta di underground. D’altronde, tante delle nostre radio "rock" sono poco più che "pop", e molti locali "rock" lo sono perché fanno suonare qualche tributo agli Iron Maiden o agli U2 o roba del genere. Parlo con tutto il rispetto possibile per il pop, i tributi e chi li ascolta, beninteso: ma è solo una constatazione dire che, senza gli spazi minimi di sopravvivenza (cioè spazio per i live e per la visibilità presso la propria fetta potenziale di pubblico, anche se di nicchia), il nostro underground rischia il soffocamento e il confinamento in sale prove e demo da trenta euro. Ovvero, in una dimensione assolutamente privata. Il che ci impedirà di essere competitivi come siamo, di portare fuori dall’Italia le nostre band e di produrre e far crescere la nostra musica, i nostri musicisti e - inutile negarlo, dato che purtroppo non si può fare una discussione soltanto dal punto di vista artistico - il nostro business. - Cosa ne pensate di internet come mezzo di diffusione della musica e della nascita di comunità, webzines, forum o altro che trattano dell'underground? Voi di quali canali vi servite per farvi conoscere dal pubblico? Internet non è niente male per la diffusione. Bisogna puntualizzare subito che, proprio perché gratuito e accessibile a tutti, il rischio è quello di annegare in mezzo alle milioni di altre pagine web. In altre parole, di non essere visti. Bisogna quindi darsi un po’ da fare e sfruttare questi canali. Comunità, webzines e tutto il resto sono necessarie per mantenere vivo il nostro underground, ed è per questo che le band devono contattarle. Io sono per la collaborazione più totale tra musicisti, il che non comporta molta fatica, oltre a farsi un po’ di pubblicità a vicenda e suonare insieme qualche volta. Insomma, il problema per tutti è semplicemente quello della visibilità. Noi Chains and Visions, per farci conoscere (oltre all’aiuto di "Music Solutions Agency") ci affidiamo appunto a cose del genere: farsi pubblicità su varie pagine, radio eccetera, meglio ancora se estere. Sperando che un po’ per volta le cose girino sempre meglio. L’unica cosa a cui stare attenti è trovare davvero il proprio pubblico. E le pagine esistono, qualsiasi genere sia da pubblicizzare: resta solo da trovarle, più o meno importanti che siano. - Ringraziandovi del tempo dedicatoci, lascio a voi la chiusura... Ringraziamo Mondo Metal per la splendida recensione e per la possibilità dell’intervista. Potete trovare noi Chains and Visions su Facebook (basta cercare Chains and Visions), oppure potete contattarci attraverso la nostra agenzia, "Music Solutions Agency" (http://www.musicsolutionsagency.it); su YouTube, troverete qualche traccia sul canale di M.S.A. (http://www.youtube.com/user/musicsolutionsagency?feature=results_main), e lo stesso vale per chi è interessato all’album o ai nostri live. Stay rock!! Chains and Visions |
Mondo Metal ringrazia i Chains and Vision per la disponibilità a rilasciarci questa piacevole intervista.
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