Chaos Plague - "Chaos Plague" (2012)
Ep autoprodotto (3 Gennaio 2012)
Formazione (2005): Francesco Patea, voce;
Davide Luraghi, chitarra ritmica;
Simone Fontana, chitarra solista;
Matteo Silvestrini, basso fretless;
Stefano Tarsitano, batteria.
Provenienza: Mozzate (Como), Lombardia.
Canzone migliore dell’opera:
“Sinner’s Regret”.
Punto di forza del disco:
i vari contrasti presenti.
I Chaos Plague sono uno di quei gruppi da mal di testa che tanto piacciono a me, visto che propongono quello che io amo definire come death metal tecnico, seppur offerto, a differenza dei Queiron (altro gruppo del genere il cui “Impious Domination” l’ho recensito circa un mese fa), in senso moderno. Eppure i Chaos Plague, nonostante non siano vecchia scuola, sanno sparare quintali di cattiveria che farebbero paura perfino ai Ritual Necromancy. Eh già, perché da queste parti si è capito totalmente come la si dovrebbe esprimere con la tecnica più strafottente.
Prima di tutto, bisogna dire che la ritmicità dei Chaos Plague è veramente di un nervosismo ai limiti del collasso, visto che non solo i cambi di tempo sono molti così da raggiungere occasionalmente velocità blasteggianti, ma anche che il groove è quasi totalmente assente, a dispetto di un retrogusto thrasheggiante che si fa vivo in certe occasioni.
Il settore chitarre non è assolutamente da meno. Esse infatti, a un andamento spesso arzigogolato aggiungono una cattiveria frastornante e inesorabile. Ma la cosa incredibile è che si riesce a creare un contrasto praticamente perfetto con le parti soliste, dato che queste sono generalmente melodiche, se non addirittura dolci (e talvolta acustiche)(“Sinner’s Regret”). Non a caso, gli assoli, sempre dosati per bene (se ne trova uno a canzone, quindi niente di esagerato), fanno bella figura di sé solitamente nei passaggi più atmosferici (da menzionare soprattutto quello semi – psichedelico di “Chirality”, tour de force di 7 minuti); passaggi che poi enfatizzano ottimamente i soli per il tramite di piccoli ma importanti accorgimenti strutturali, così da rendere anche più imprevedibile il discorso.
I Chaos Plague effettivamente vivono di contrasti. Ne è un altro esempio lampante il comparto vocale, autore di un’alternanza fra un grugnito cupo ma dinamico e un urlo scartavetrato, il quale però funge più che altro da supporto essendo utilizzato con il contagocce. Ma ovviamente non ci si ferma qui, visto che talvolta si canta anche in pulito, passando così da voci minacciose e più o meno narrative a eroismi più da heavy metal se non voci quasi estatiche.
Tale splendida varietà la si evince anche nell’impianto strutturale avendo ogni pezzo una precisa identità pure da questo punto di vista. A tal proposito, “Chirality” è sicuramente la più schematica e sequenziale; “In Death I Trust” ha alcune delle evoluzioni più rapide e complicate di tutto il lotto (i primi momenti sono da montagne russe); “Sinner’s Regret” è quello più soffocante e ossessivo, ma anche quello più convincente.
Infatti, “Sinner’s Regret”, atmosfericamente parlando, è la canzone che trasmette di più, soprattutto per quanto concerne il finale, veramente da incubo e tutto fondato su una calma apparente che viene aperta (e conclusa) da un basso (dal suono meravigliosamente fragile – non a caso è un basso fretless) goffo e ubriaco. Nei momenti successivi, le chitarre si sfogano prima con un (secondo) assolo quasi romantico e poi con una chiusa dalle melodie allucinanti, riuscendo così a concludere nel modo più efficace un ep fantastico di 17 minuti.
In tutto questo affresco musicale di rara intensità non ho trovato lacune importanti, se non un suono di batteria un po’ troppo plastico; e degli stacchi non sempre perfetti perché legati forzatamente e destinati, senza volerlo, a far scemare un poco l’assalto (ciò almeno avviene in “In Death I Trust”). Per il resto, assolutamente niente da eccepire.
Infine, bisogna sottolineare che “In Death I Trust” e “Sinner’s Regret” sono ri – registrazioni provenienti dal primo demo, “Virus”. E io qui non posso far altro che complimentarmi ancora una volta con il gruppo visto che non ci ha pensato 2 volte a modificare i due brani, anche in maniera consistente (ciò vale soprattutto per “Sinner’s Regret”, accorciata addirittura di 2 minuti), secondo il diverso momento storico.
Voto: 82
Claustrofobia
Scaletta:
1 – In Death I Trust/ 2 – Chirality/ 3 – Sinner’s Regret
MySpace:
http://www.myspace.com/chaosplague
Sito ufficiale:
http://www.chaosplague.it/
Formazione (2005): Francesco Patea, voce;
Davide Luraghi, chitarra ritmica;
Simone Fontana, chitarra solista;
Matteo Silvestrini, basso fretless;
Stefano Tarsitano, batteria.
Provenienza: Mozzate (Como), Lombardia.
Canzone migliore dell’opera:
“Sinner’s Regret”.
Punto di forza del disco:
i vari contrasti presenti.
I Chaos Plague sono uno di quei gruppi da mal di testa che tanto piacciono a me, visto che propongono quello che io amo definire come death metal tecnico, seppur offerto, a differenza dei Queiron (altro gruppo del genere il cui “Impious Domination” l’ho recensito circa un mese fa), in senso moderno. Eppure i Chaos Plague, nonostante non siano vecchia scuola, sanno sparare quintali di cattiveria che farebbero paura perfino ai Ritual Necromancy. Eh già, perché da queste parti si è capito totalmente come la si dovrebbe esprimere con la tecnica più strafottente.
Prima di tutto, bisogna dire che la ritmicità dei Chaos Plague è veramente di un nervosismo ai limiti del collasso, visto che non solo i cambi di tempo sono molti così da raggiungere occasionalmente velocità blasteggianti, ma anche che il groove è quasi totalmente assente, a dispetto di un retrogusto thrasheggiante che si fa vivo in certe occasioni.
Il settore chitarre non è assolutamente da meno. Esse infatti, a un andamento spesso arzigogolato aggiungono una cattiveria frastornante e inesorabile. Ma la cosa incredibile è che si riesce a creare un contrasto praticamente perfetto con le parti soliste, dato che queste sono generalmente melodiche, se non addirittura dolci (e talvolta acustiche)(“Sinner’s Regret”). Non a caso, gli assoli, sempre dosati per bene (se ne trova uno a canzone, quindi niente di esagerato), fanno bella figura di sé solitamente nei passaggi più atmosferici (da menzionare soprattutto quello semi – psichedelico di “Chirality”, tour de force di 7 minuti); passaggi che poi enfatizzano ottimamente i soli per il tramite di piccoli ma importanti accorgimenti strutturali, così da rendere anche più imprevedibile il discorso.
I Chaos Plague effettivamente vivono di contrasti. Ne è un altro esempio lampante il comparto vocale, autore di un’alternanza fra un grugnito cupo ma dinamico e un urlo scartavetrato, il quale però funge più che altro da supporto essendo utilizzato con il contagocce. Ma ovviamente non ci si ferma qui, visto che talvolta si canta anche in pulito, passando così da voci minacciose e più o meno narrative a eroismi più da heavy metal se non voci quasi estatiche.
Tale splendida varietà la si evince anche nell’impianto strutturale avendo ogni pezzo una precisa identità pure da questo punto di vista. A tal proposito, “Chirality” è sicuramente la più schematica e sequenziale; “In Death I Trust” ha alcune delle evoluzioni più rapide e complicate di tutto il lotto (i primi momenti sono da montagne russe); “Sinner’s Regret” è quello più soffocante e ossessivo, ma anche quello più convincente.
Infatti, “Sinner’s Regret”, atmosfericamente parlando, è la canzone che trasmette di più, soprattutto per quanto concerne il finale, veramente da incubo e tutto fondato su una calma apparente che viene aperta (e conclusa) da un basso (dal suono meravigliosamente fragile – non a caso è un basso fretless) goffo e ubriaco. Nei momenti successivi, le chitarre si sfogano prima con un (secondo) assolo quasi romantico e poi con una chiusa dalle melodie allucinanti, riuscendo così a concludere nel modo più efficace un ep fantastico di 17 minuti.
In tutto questo affresco musicale di rara intensità non ho trovato lacune importanti, se non un suono di batteria un po’ troppo plastico; e degli stacchi non sempre perfetti perché legati forzatamente e destinati, senza volerlo, a far scemare un poco l’assalto (ciò almeno avviene in “In Death I Trust”). Per il resto, assolutamente niente da eccepire.
Infine, bisogna sottolineare che “In Death I Trust” e “Sinner’s Regret” sono ri – registrazioni provenienti dal primo demo, “Virus”. E io qui non posso far altro che complimentarmi ancora una volta con il gruppo visto che non ci ha pensato 2 volte a modificare i due brani, anche in maniera consistente (ciò vale soprattutto per “Sinner’s Regret”, accorciata addirittura di 2 minuti), secondo il diverso momento storico.
Voto: 82
Claustrofobia
Scaletta:
1 – In Death I Trust/ 2 – Chirality/ 3 – Sinner’s Regret
MySpace:
http://www.myspace.com/chaosplague
Sito ufficiale:
http://www.chaosplague.it/
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