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sabato 7 luglio 2012

JOYLESS JOKERS - Taste Of Victory (Metallized Review) / Voto: 77


Joyless Jokers - Taste Of Victory

Tornano, a due anni di distanza dall'EP di debutto Arms Of Darkness, i deathster vicentiniJoyless Jokers, con un disco che costituisce un bel passo avanti rispetto alla precedente pubblicazione. Taste Of Victory ci presenta una band agguerrita, tecnicamente molto preparata e decisa a scommettere tutto su se stessa; un gruppo che, oggi come oggi, non potrà non essere gradito a chi ha amato i dischi più "corposi" di gente come Dark Tranquillity (The Mind's I),Arch Enemy (Anthems Of RebellionAt The Gates (Slaughter Of The Soul) e via dicendo, dato che condivide con i titoli sopracitati il risultato della miscela tra energia, pesantezza, velocità, compressione, incazzatura e carica melodica.

Due i pregi più importanti della release: prima di tutto una certa coerenza qualitativa, che contribuisce a rendere piacevole l'ascolto di Taste Of Victory, privo di picchi di negatività e che, al contrario, può vantare alcune eccellenze tra i suoi otto brani; quest'aspetto si rispecchia non solo nel risultato finale, ma anche nell'approccio stilistico: dall'inizio alla fine i Joyless Jokerscorrono come dei pazzi, senza mai fermarsi: le chitarre macinano riff su riff, a volte aprendosi ad armonizzazioni, altre volte chiudendosi su se stesse con quintali di palm-muting, sostenendo gli affascinanti giochi melodici della tastiera di Jader; se ci fosse bisogno di dirlo, la sezione ritmica è compatta e devastante: il batterista Matteo Ioverno suona come un vero professionista del death metal, ed il basso di Thomas Girardello gli sta dietro ad ogni singolo beat. Il secondo punto a favore della band è invece costituito dall'identificabilità del sound proposto: nonostante i confronti accennati ad inizio recensione, utili soprattutto a far inquadrare lo stile del gruppo ai Lettori, i Joyless Jokers non rubano niente a nessuno, anzi, nel loro piccolo riescono a creare un proprio marchio di fabbrica, merito anche di una produzione di alto livello, che non lascia spazio a lacune o critiche di alcun genere.

Passando alla tracklist, vorrei citare i brani che più mi sono piaciuti, a partire dall'introduttivaRain: ho apprezzato la scelta di iniziare un disco death metal con un pezzo caratterizzato da accordi quasi cacofonici, così come ho trovato interessante dividere la canzone in due parti, ed iniziare la seconda parte con quella che un musicista normale avrebbe usato tranquillamente non come un bridge ma piuttosto come un'introduzione per il brano; molto bella anche Point Of No Return, forse la traccia più melodica e di più immediata memorizzazione, stesso dicasi per la pre-conclusiva I'll Watch You Die e per la titletrack, due canzoni dotate di momenti musicali quasi iconici: questi quattro brani, per un motivo o per l'altro, sono certamente i meglio rappresentativi del disco e dello stile della band, e possono costituiire un buon "faro illuminante" anche per il futuro.
Prima di chiudere e passare alle conclusioni, però, vorrei spendere due parole su quella che è contemporaneamente la caratteristica e l'unico lato debole del disco: ragazzi, quando dicevo che i Joyless Jokers in Taste Of Victory non si fermano mai, non stavo affatto scherzando! Nonostante la presenza di alcuni riff dal timing più moderato, l'impressione è di trovarsi su di un treno in corsa: mai un arpeggio, mai un momento di relax, mai un silenzio, i Joyless Jokerscontinuano a darci dentro a più non posso, con Thomas che continua a ruggire il suo growling ed una sezione ritmica infaticabile nella sua perfettamente sincronica brutalità. A lungo andare questa caratteristica/difetto potrebbe però nuocere alla longevità del disco: se è vero che Taste Of Victory necessità di sei o sette ascolti prima di poter essere apprezzato come opera a se stante, è altrettanto vero che l'eccesso di coerenza (o monotematicità?) di cui si fa portatore potrebbe rivelarsi dannosa, a lungo andare; ma questa, naturalmente, è una mia deduzione: la vera risposta solo il tempo ce la potrà dare.

Tirando le somme, Taste Of Victory è inequivocabilmente un buon disco death metal: pensato, scritto, arrangiato ed eseguito con professionalità, prodotto a livelli qualitativi indiscutibilmente buoni, insieme al recente Of Tides And Desert dei Nostrani Ritual Of Rebirth si candida ad essere uno degli esempi di come autoprodursi dignitosamente un disco, senza sfigurare innanzi a nomi più blasonati del genere di riferimento. E poi non si dica che l'Italia non partorisce band di qualità. 

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