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domenica 1 luglio 2012

ILLOGICIST - The Unconsciousness Of Living (Heavy Worlds Review)


ILLOGICIST - The unconsciousness of living

Written by  Fabrizio Agosti
    ILLOGICIST - The unconsciousness of living
    Ma quanta gente c'è convinta che il death metal sia un genere ormai alla frutta, incapace di evolversi nuovamente e buono solo a ripetersi o a scadere in ammorbidimenti commerciali? Obiettivamente tanta, un po' perché purtroppo nel metal c'è una sorta di forma di protezione verso il sottogenere prediletto che spinge a denigrare gli altri, un po' perché parzialmente è vero. Lo swedish sound ormai si è ridotto alle dimensioni di una barzelletta ed oltreoceano la situazione non è che sia delle più rosee (ovviamente si salvano Atheist e Cynic, ma dubito che questi ultimi suoneranno più death, viste le ultime derive). Quindi è ora che i deathster abbandonino tutto e si diano all'ascolto di Justin Bieber? Non sia mai! La soluzione è ripartire dal basso... Basso inteso come sud Europa e come strumento musicale, giusto per fare chiarezza. Sud Europa perché, a mio parere, le due migliori band death attuali sono gli Obscura (sono tedeschi, quindi un po' più centrali, ma va bene lo stesso) e i nostri fenomenali Illogicist. Il basso perché è finalmente giunta l'ora per questo strumento maltrattato, ignorato e trattato alla stregua di un ingombro necessario di prendersi la propria rivincita e ritagliarsi il ruolo di protagonista in un album bomba quale The uncosciousness of living. Gli Illogicist hanno deciso di andare oltre ogni aspettativa e di realizzare quello che dovrebbe rimanere come un autentico masterpiece nella storia non solo del death, ma del metal in generale. Tecnico ma assolutamente godibile per ogni livello di ascoltatore, tagliente ma al contempo caldo e ricco di groove, orecchiabile a tratti ma mai scontato, pregno di influenze su cui spiccano prog, thrash e math. Un disco enorme in cui anche tutti gli elementi di contorno contribuiscono aggiungendo valori importanti, dalla scelta di inserire solo otto canzoni per non eccedere con il minutaggio rischiando la noia, passando per la copertina altamente evocativa e concludendo con una produzione, tra l'altro praticamente DIY, che riesce ad enfatizzare ogni strumento e a dare quella piacevole sensazione di suono analogico senza trucchi aggiunti. Accennavo in precedenza del basso e del suo ruolo di protagonista: con questo non intendo sminuire il lavoro degli altri tre ragazzi che sono veramente dei mostri di bravura e tecnica, ma ad Emilio Dattolo va una menzione d'onore per avere tirato fuori un suono così caldo, pulsante e ricco dal suo quattro (in realtà probabilmente cinque) corde. The unconsciousness of living è un album che non stanca veramente mai, grazie a sezioni strumentali molto varie ad articolate, ricche di cambi di tempo e partiture con influenze math, thrash evoluto alla Meshuggah e a volte anche pizzichi di jazz e prog. La voce è forse l'unico elemento un po' difficile da digerire, molto tagliente ad aspra, ma dopo un po' ci si abitua e risulta anche abbastanza espressiva, pur nella sua discreta staticità. Dovendo citare un pezzo per convincere anche i più scettici ad ascoltare quest'album, devo per forza tirare in ballo la superlativa "The mind reaper": introduzione strumentale che omaggia i Dillinger escape plan, strofa da headbanging puro, stacchi ai limiti del prog, cambi di tempo così incredibili da lasciare senza fiato e un paio di assoli in tapping ai limiti dell'umano. Il resto dell'album è quasi altrettanto superlativo, ma questa è decisamente la canzone che dovrebbe andare diritta nell'olimpo delle migliori death metal songs. Nel caso non si fosse capito, gli Illogicist hanno fatto un lavoro strepitoso, elevando ancora una volta il death oltre il generale piattume dei giorni nostri e creando una nuovo punto di riferimento per le generazioni presenti e future.
    • Voto:9

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